I semi di alcune specie, come quelli con tegumenti molto duri e impermeabili ad esempio, devono essere sottoposti ad abrasione del tegumento attraverso trattamenti di natura meccanica, chimica e fisica per consentire loro l’assorbimento dell’acqua.
La scarificazione meccanica prevede il taglio o l’abrasione con carta vetrata dei tegumenti esterni per permettere l’imbibizione dei semi.
La scarificazione chimica prevede l’immersione dei semi in acido solforico al 96% per un tempo variabile al fine d’intenerire il tegumento.
La scarificazione fisica consiste in un trattamento in acqua bollente e in un successivo ammollo di 12-24 ore al fine di ammorbidire i tegumenti e favorire l’imbibizione.
Da notare che poiché il carattere “durezza” del tegumento è estremamente variabile, la scarificazione fisica e chimica possono esercitare una pressione selettiva attraverso la distruzione dei semi con i tegumenti più blandi nonché con la mancata abrasione dei semi con tegumento molto duro.
Rimozione dei tegumenti:
Per alcune specie che presentano dei tegumenti particolarmente duri, la sola scarificatura non determina un indebolimento tale da permettere la fuoriuscita della radichetta.
In questi casi è utile rimuovere questi tegumenti ponendo attenzione nel non danneggiare l’embrione.
Rimozione delle sostanze inibitrici della germinazione:
la presenza di sostanze chimiche all’interno dei semi o nei tegumenti può ritardare o inibire la germinazione.
Per eliminarle si possono lavare i semi in acqua o in alcool (90°) a una temperatura di 25 °C.
Le sostanze fenoliche sono spesso responsabili dell’inibizione della germinazione perché agiscono diminuendo l’apporto di ossigeno a livello embrionale, in particolare quando le temperature superano i 10 °C.
La loro eliminazione si può ottenere mediante l’impiego di temperature di germinazione sufficientemente basse al fine di aumentare la dissoluzione dell’ossigeno nell’acqua d’imbibizione.
L’ammollo dei semi in un potente ossidante (es: ipoclorito) permette l’ossidazione di molte sostanze inibitrici rendendole inefficaci oltre all’eliminazione di alcuni patogeni.