Nella coltivazione biologica l’uso di coperture in PVC (policloruro di vinile) non è consentito, e questo, perché rilascia nell’aria (nel terreno che coltiviamo e nelle colture che mangiamo) il VC ossia il cloruro di vinile sostanza estremamente dannosa per l’uomo al punto tale da riuscire a insediarsi nel nostro DNA.
Andiamo per gradi e vediamo brevemente cosa è il PVC, il VC e come/cosa lo libera nell’ambiente e in che modo finisce nelle nostre coltivazioni.
Il cloruro di polivinile, noto anche come polivinilcloruro o con la corrispondente sigla PVC, è il polimero del cloruro di vinile.
È una delle materie plastiche di maggior consumo al mondo.
Gli utilizzi del PVC sono innumerevoli, per aggiunta di prodotti plastificanti può essere modellato per stampaggio a caldo nelle forme desiderate.
Può essere ridotto a pellicola oppure a liquido con cui vengono spalmati tessuti o rivestite superfici, serbatoi, valvole, rubinetti, vasche e fibre tessili artificiali.
Nel giardinaggio viene utilizzata in forma di pellicola per la copertura delle serre, per i teli pacciamanti, per creare il fondo nei laghetti artificiali, molti grigliati per rampicanti sono in PVC, e in particolare per la creazione di tubazioni e giunture e raccordi d’impianti d’irrigazione così come in moltissime altre attrezzature.
Quello che però interessa a noi in questo articolo non è tanto l’uso, ottimo, che se ne fa in molti aspetti del giardinaggio in generale, bensì al suo uso nella coltivazione di piante atte al consumo come copertura pacciamante o per la copertura delle serre.
COME SI FORMA IL CLORURO DI VINILE ?
Durante la fabbricazione del PVC la reazione di polimerizzazione non avviene in modo completo, ne consegue che a temperature ambiente il prodotto finito emette lentamente nell’aria il cloruro di vinile sotto forma di gas.
Se il PVC entra in contatto con sostanze acquose o gassose, si forma il cloruro di vinile e questo, oltre al fatto che noi lo respiriamo, viene assimilato anche dalle colture su cui è posizionato.
Il cloruro di vinile è un composto organico clorurato che a temperatura e pressione ambiente è un gas incolore dal tipico odore dolciastro, insolubile in acqua.
I suoi effetti cancerogeni sono stati riconosciuti da tempo e hanno dato luogo a vertenze legali simili a quelle avute per l’amianto.
Alcuni dei sintomi nocivi che sono stati riscontrati senza che sia nota una soglia minima di esposizione sotto la quale non si riscontrano danni all’uomo ci sono cefalee, amnesie gravi, vomito, vertigini, disturbi respiratori, narcotizzazione e irritazione agli occhi inoltre, in caso di esposizione prolungata al prodotto, sono stati riscontrati danni al fegato, tumori e come scrivevo inizialmente anche alterazioni del patrimonio genetico.
Nel caso dell’insediamento all’interno del DNA basti pensare agli operai, alle loro famiglie nel caso della petrolchimica di Porto Marghera finito con un processo farsa, no mi dilungo a parlarne in questo post ma consiglio di leggere i seguenti articoli:
Marghera 1
Marghera 2
sono solo alcuni fra gli articoli trovati su internet che spiegano un attimo meglio il disastro!
Torniamo ora al nostro post.
CHE MATERIALE USARE ALLORA ?
Date le premesse vi starete chiedendo che materiale usare al posto del PVC?
Una scelta può essere il polietilene (PE), presente sul mercato in diverse colorazioni e spessore (utile anche per i laghetti) a prezzi abbastanza accessibili a tutti o ancora, e meglio ancora, esistono in commercio diversi tipi di teli bio nei negozi specializzati, in particolare il Mater-Bi.
Il Mater-Bi® è un’innovativa famiglia di bioplastiche che utilizza componenti vegetali, come l’amido di mais, e polimeri biodegradabili ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile che da materie prime di origine fossile.
Tutti i Mater-Bi® sono biodegradabili in compostaggio.
Alcuni di essi compostano nelle più severe condizioni date dal compostaggio domestico; altri ancora biodegradano in suolo.
Mentre, in chiusura del post, indico un metodo per verificare fai da te se il telo in possesso è potenzialmente dannoso.
Infatti, basterà riporre il telo in questione sopra a un ciuffo di erba, oppure una pianta medicinale o aromatica come ad esempio l’ortica o il tarassaco e bloccare il telo in modo che rimanga in parte a contatto con la pianta, lasciate uno spiraglio affinché comunque vi sia circolazione di aria, a questo punto aspettate almeno 3/4 giorni.
Una volta passati i 3/4 giorni levate il telo, se la pianta non è ingiallita allora state tranquilli che il vostro telo non rilascia VC.
Per questo post, è tutto, alla prossima!