PREMESSA:
Prestare la massima attenzione quando si prepara e si utilizza la poltiglia bordolese, fatelo per voi stessi, fatelo per l’ambiente e fatelo per i vostri amici animali!

La poltiglia bordolese è una miscela di solfato di rame (a pH acido) e calce (sostanza alcalina quindi neutralizzatrice) che reagendo tra loro danno luogo a più composti.

Il RAME, per agire sulle cellule delle crittogame nella sua forma d’ione metallico Cu2+, deve sempre essere disciolto in acqua sia quando viene distribuito sia successivamente, con l’umidità o l’acqua che ridisciolgono i residui del prodotto sulla pianta dopo il trattamento.
La solubilità del RAME dopo la distribuzione non dipende soltanto dalla presenza di acqua che è
certamente indispensabile, ma anche dall’anidride carbonica presente nell’aria e dall’ammoniaca presente nell’acqua piovana, oltreché da secreti delle foglie ed escreti degli stessi funghi da combattere.

La CALCE IDRATA è un prodotto del tutto
naturale che si ricava dalla cottura di rocce calcaree così come il RAME si ricava dalle miniere.

I prodotti contenenti poltiglia sono in genere registrati come non classificati (Nc).
La riclassificazione dei prodotti fitosanitari secondo la direttiva comunitaria 99/45/CE recepita con il DL n°65 del 14 marzo 2003, pone oggi molti preparati rameici e molte poltiglie già pronte in classe XN, quindi sarà necessario per l’acquisto il “patentino”.
La quantità massima di rame metallo consentita è di 6Kg/ha/anno.
Solo per VITE, PERO e MELO è possibile calcolare questo quantitativo su una media quinquennale: per il periodo 2002-2006 non si devono superare complessivamente 38 kg di rame per ettaro (nel periodo 2003-2007saranno 36 Kg di rame per ettaro).

Variando le dosi di rame e calce si possono ottenere poltiglie acide, alcaline o neutre.
Le miscele acide svolgono un’azione pronta, ma più facilmente risultano fitotossiche e perciò ustionanti per la vegetazione colpita, quelle alcaline sono lente, ma più persistenti anche per la maggior adesività conferita dalla presenza di maggiori quantitativi di calce.
La fitotossicità della poltiglia sulla vegetazione e sui frutticini, così come quella di alcuni rameici, è ben nota e si esplica comunque con una riduzione del rigoglio vegetativo e a volte con ustioni sugli organi fiorali che ne sconsigliano l’uso, a parte i casi d’indispensabilità e di accertata ridotta sensibilità varietale, durante la fioritura.
Sui frutticini di mele o pere e i giovani acini dell’uva le lesioni provocate dal potere caustico della poltiglia si riflettono con la comparsa di ruggine della buccia che soltanto nei casi più gravi può deformare i frutti o impedirne un regolare accrescimento.

La stagione troppo calda e asciutta aumenta la negativa influenza della calce sulla traspirazione cuticolare e stomatica accentuando la riduzione dello sviluppo della vegetazione.
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