In tre parole: vivo fuori città.

Un pomeriggio guardo un servizio sull’idroponica e la coltivazione indoor su un canale TV e mi incuriosisco:
volevo coltivare un orto come quello che avevo visto.
Non chiedetemi il canale, è inutile non lo ricordo.

Così “smanetto” un po’ su Internet e…scopro un microcosmo fatto di serre, giardini verticali e orizzontali sui balconi, piante e fiori che crescono rigogliose e molto altro.

Il punto è che non è che ho tutto questo giardino immenso e infatti è uno spazio all’aperto delle dimensioni di una terrazza.
Bene, ci siete? Per coltivare usando la tecnica idroponica non serve il giardino e non serve nemmeno il terreno!

Quando ho visto come funziona l’idroponica sono rimasto totalmente affascinato da questo modo di coltivare indoor, perché ti fa risparmiare acqua, è democratico, è più sicuro e pianti ciò che vuoi, senza dover utilizzare per forza il terreno.

Così il mio orto oggi è cresciuto senza un grammo di terra e con poca acqua.
Ora vi dico come ho fatto ma prima devo spiegarvi in cosa consiste l’idroponica, l’aeroponica e la coltivazione indoor.
Che cos’è questa idroponica?
L’idroponica è un’arte molto antica, di origine greca e infatti “Hidro” vuol dire acqua e “Ponos” lavoro.

 

I Greci utilizzavano i primi rudimenti di questa tecnica che si è evoluta fino a oggi con le più moderne tecnologie e gli strumenti più avanzati, per permettere a chi la pratica di ottenere il massimo dalle proprie coltivazioni.
Quindi ho fatto il bravo e ho studiato un po’ prima di mettermi all’opera.
Anche perché volevo almeno capire come si facesse a coltivare così.

Come funziona l’idroponica?
In poche parole? In poche parole non è possibile ma riassumendo vi posso dire che nella coltivazione idroponica come, in tutte le coltivazioni, si inizia con la fase per far crescere le radici dei semi,
solo che qui il terreno non esiste e non si attende che la pianta vi affondi le proprie radici.
Infatti i semi vengono fatti germinare su degli strati appositi, totalmente naturali, che si chiamano: “Substrati”.
Niente di complicato, conoscete la perlite? L’argilla espansa?
Di sicuro li avrete già visti e mentre cercate su internet starete già dicendo
“ Ah ma è quella l’argilla espansa?”.
Altri substrati sono la lana di roccia o il cocco.
In pratica sono delle “basi” specifiche per far sviluppare le radici della pianta fuori dal suolo facendole “aggrappare” a queste basi stesse.
In sostanza per far sviluppare le radici vengono utilizzate delle vasche a posto del suolo.

Queste vasche sono collegate direttamente ai substrati, che per loro natura lasciano passare le radici attraverso di essi e consentono alle radici stesse di ricevere la soluzione acquosa contenuta nelle vasche.
La soluzione è composta dal 95 al 100% d’acqua e il restante è il nutrimento: il fertilizzante.
Considerate che di solito nelle colture tradizionali, i fertilizzanti vengono spruzzati a iosa perché spesso il terreno non è ricco di sostanze nutritive specifiche per la pianta.
In questo modo invece possono essere tenuti sotto controllo. Continua a leggere cliccando sotto…

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