Ultimamente ho approfondito l’argomento cohousing o condomini solidali (come preferite) con l’intento di meglio capire in che cosa consisteva avendone comunque un idea già ben sviluppata e personale dato che in passato ho vissuto in un condominio solidale.
Devo ammettere inizialmente di aver fatto un salto in Ecotopia!
Non so se vi è capitato di leggere il libro Ecotopia di Callenbach, in buona sostanza e per farla breve, nel libro il protagonista è un giornalista Americano il quale viene inviato dal giornale per cui scrive a fare un reportage nello Stato(di fantasia) indipendente Ecotopia, una Società dove le persone vivono a stretto contatto fra loro e vige una politica di sviluppo rigorosamente sostenibile e per la natura e per gli esseri umani, donne uomini animali e ambiente hanno pari diritti e dignità nel vero senso della parola.
Ve ne consiglio la lettura!
La pratica del cohousing che tanto mi ha ricordato Ecotopia consiste in insediamenti abitativi normalmente di 20/40 singole unità da comperare o prendere in affitto composti da alloggi privati corredati da ampi spazi (coperti e scoperti) destinati all’uso comune e alla condivisione tra gli abitanti (i cohousers).
Vi si possono trovare servizi collettivi quali ampie cucine, lavanderie, spazi per gli ospiti, laboratori per il fai da te, spazi gioco per i bambini, palestra, piscina, internet cafè, biblioteca e altro gestiti in modo collettivo ottenendo in questo modo risparmi economici e benefici di natura ecologica e sociale.
Detta così, ricorda molto anche le comuni degli anni 70, non a caso la prima esperienza di cohousing nacque nel 1972 (così come il libro Ecotopia) nei pressi di Copenaghen in Danimarca, e da allora vi è stata una progressiva diffusione negli Stati Uniti e nei paesi a cultura anglosassone fino alla nostra Italia.
A differenza delle cohousing degli anni ’70 nelle cohousing di oggi le persone hanno i loro spazi privati, non solo una stanza da letto, ma un vero appartamento, e come nelle comuni degli anni ’70 però, hanno poi spazi comuni per tutti, e ciò che è in comune viene gestito e condiviso da tutti i residenti indistintamente.
Non è raro che si sviluppi al suo interno un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) e una sorta di piccolo servizio di car sharing oltre alla localizzazione di servizi quali bar o piccoli negozietti che io definisco “vendi tutto”, presente quelli che ogni piccolo paese o frazione aveva prima dell’avvento dei supermarket? piccoli locali in cui veniva venduto di tutto, dal pane alle scope, dai collant ai cetrioli ecco, una specie di negozio simile.
Ecovillaggi e Cohousing Dove sono, chi li anima, come farne parte o realizzarne di nuovi Francesca GuidottiCompralo su il Giardino dei Libri |
Progettazione partecipata e condivisione di spazi, attrezzature e risorse agevola la socializzazione e la mutualità tra gli individui, di fatto, non solo si crea uno spazio vitale sostenibile per la natura limitando l’impatto ambientale della comunità ma si riducono fino a eliminare quegli effetti della solitudine che portano degrado degli ambienti e depressione negli esseri umani (animali, non creati per vivere in solitudine)e di cui spesso sentiamo o leggiamo.
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